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al testo di Salvatore Armando Santoro
Ho il vizio
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Ho il vizio sulla pelle, sotto pelle e forse sono un finto perbenista con lei io mi sentivo in pista con lei l'unica stravaganza era la devianza. E tutte le provai lei spesso programmava le finte esibizioni io la seguivo, ne ero ormai condizionato, appassionanti sono state le lezioni. Ho il vizio sulla pelle, lo sapevo e lei pur lo sapeva, la notte mi chiamava con la bufera e il tuono che importava bagnato il suo bel viso disfatti i suoi capelli profondo il suo sorriso. E lei mi travolgeva nessuna gabbia mai ci imprigionava e poi nel cuore della notte sulla sabbia nuda si sdraiava, ronzava una zanzara ma lei mi accarezzava violenti amplessi ognor mi regalava. Diceva che un amore si coltiva, si stuzzica la notte al punto giusto un rapporto non dura senza l'adrenalina pura, ci vuole un po' di gusto bisogna per durare ogni giorno cambiare trovare il punto giusto. Non si curava della gelosia, la mia la infastidiva, alla sua neppure ci badava, ormai io l'accettavo, accettavo quel modo suo di esporsi, col suo seno prosperoso i maschi stuzzicava vedevo libidine nei volti e dentro me soffrivo. Ma lei poi mi spogliava gli istinti suoi perversi tutti su me poi scaricava. Avevo il vizio sulla pelle poi la nebbia calò ed anche il buio arrivò anche nel cuore suo l'inverno la neve scese e sotterrò ogni cosa, dal ramo spinoso si staccò la rosa, morì sul muro il glicine, seccò nel vaso pure il gelsomino, il freddo mi gelò la mente, si aprì anche nel cuore mio l'inferno. Salvatore Armando Santoro (Boccheggiano 13.10.2018 – 22,41)
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